21 Dicembre 2015 Vita da studente

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Sono quattro mesi che non torno a casa e devo dire che non vedo l’ora che questo treno da cui scrivo arrivi a destinazione. Ancora 3 ore

Quando ci sei non vedi l’ora di andare via ma quando manchi da troppo non vedi l’ora che torni Natale, Pasqua o l’estate solo per poter tornare a casa con la famiglia, il cane che intanto è cresciuto, le specialità culinarie di mamma (non è necessario avere una mamma chef per apprezzare le sue pietanze dopo mesi di kebab e pizze surgelate). Come mi vedo io da qui a qualche ora? Svaccato sul divano. È deciso.

Due ore all’arrivo

Sul treno il tempo non sta passando troppo in fretta devo dire. Almeno mi distraggo scrivendo. La signora accanto mi ha chiesto se studiassi. Accidenti a me per non averle risposto in inglese qualcosa di arzigogolato per non farle capire nulla e farla rinunciare. Tanto dicono sempre tutte la stessa cosa le vecchie sui treni: “bravo, fai bene a studiare, la laurea è importante”. Non è che ci credano poi troppo o che sperino particolarmente nel poterti dare qualche consiglio di vita. Di te gli importa quanto il capitano Achab delle balene che non siano bianche. In realtà è tutta una tattica per attaccare bottone e stilare la lista di figli e nipoti che studiano, lavorano e fanno cose in giro per l’Italia. Non sono acido, ma sono tutte così le vecchiette che fanno i viaggi, soprattutto sotto Natale e soprattutto quando viaggiano dalla propria città a quella dove il figlio/figlia/vagonata-di-nipoti vivono. Brutte accattone. Ora conosco tutto l’albero genealogico, con dettagli professionali, della signora Giuseppina.

Un’ora all’arrivo

Ok, posso sopportare la signora Pina che parla di figli, nipoti e pronipoti, posso sopportare anche la suora che sgrana il rosario davanti a me o il “GRANDE BUSINESSMAN” che due file più indietro parla di affari e di figa (10+ per la finezza), ma la bambina che dall’altra parte del corridoio ripete la poesia di Natale no! Che palle! Già la scorsa notte ho dormito uno schifo, ragion per cui sono più irascibile di un inquilino della casa del Grande Fratello, poi ti ci metti anche te bambina dalla voce odiosa (con poche ore di sonno nessun bambino ha una bella voce) a dire quelle quattro strofe mille e mille volte? Tanto non importa quante volte le ripeti, quando sarai davanti a tutti i parenti che sbavano davanti alla lasagna fumante nei loro piatti, in quel momento in cui unico obiettivo di tutti e riconsegnare il piatto più pulito di quando è stato comprato, in quel momento tu, che rappresati in molte culture, e a ragione, il demonio, tu quella poesia te la dimenticherai e lì invece che essere riempita di botte dallo zio, ti verrà dato del tempo per ricordare. Ma quand’è che finalmente te la ricordi la poesia? Quando a tavola arriva l’arrosto…

Ok scusate lo sfogo, intanto sono quasi arrivato a destinazione, malgrado la signora Pina che parla di figli e nipoti, la suora che sgrana il rosario il “GRANDE BUSINESSMAN” che parla di affari e figa e malgrado la bambina che ora ha imparato la poesia fino alla terza delle quattro strofe (appello alle maestre d’Italia, fategliela leggere la poesia di Natale). Quindi niente, buon rientro e BUON NATALE!

Io vado a svaccarmi sul divano di casa.

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