1 Dicembre 2013 Vita da studente

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Sarà forse un luogo comune, ma il passaggio dalla vita liceale a quella universitaria, è risaputo essere un cambiamento importante per i ragazzi, per alcuni particolarmente impegnativo, non solo didatticamente parlando ma anche, e soprattutto, dal punto di vista sociale.E’ il momento di mettersi in gioco e di cominciare a crescere per davvero, e se a questo va aggiunto che bisogna imparare a vivere, o forse “ a sopravvivere”, come studente fuori sede, è proprio lì che comincia l’avventura!

 

Personalmente la mia esperienza, come forse quella di molte altre matricole, non è stata poi così traumatica: fare amicizie e ambientarsi nella classe e in generale nell’università è risultato molto facile e naturale. E poi, il solo pensiero di cominciare a vivere da sola, senza orari né regole, di poter finalmente fare le ore piccole di sera e dormire fino a tardi la mattina, di poter mangiare quello che si vuole quando si vuole, diciamocelo, chi tra noi non lo trovava esaltante in quelle prime ore da neo-studente!

 

Ecco chi vive o vuole vivere un progetto come questo, questo sogno di “libertà” di ogni adolescente, che farebbe venire voglia a chiunque di allontanarsi da famiglia e amici per cominciare a studiare distante da casa, deve fare presto o tardi i conti con la realtà: essere studente fuori sede significa, infatti, in primo luogo responsabilizzarsi.

 

La nostra “trasformazione” é lenta e  comincia dalle piccole cose: quelli per cui andare a fare da soli la spesa era considerato un assurdo ed impensabile compito, si riveleranno forse perfetti casalinghi, capaci di adocchiare l’offerta migliore e risparmiare sul centesimo; coloro che avevano progettato una vita da studente modello, che studia minuziosamente giorno per giorno mantenendosi al passo con il programma, si ritroveranno probabilmente a sottoporre il proprio corpo a notevoli prove di resistenza fisica come “la corsa al tram” di prima mattina o la ricerca, ai confini dell’alchimia, di metodi efficaci per alleviare il post sbornia di una notte da leoni passata con gli amici;  i perfezionisti che avevano progettato di gestire il proprio tempo con la massima organizzazione, integrando lo studio con le relazioni sociali, il divertimento con l’attività sportiva, la cura personale con gli impegni domestici, aimè anche loro presto capiranno che questi sono “lussi”,che ci si possono concedere solo quando si torna a casa, quella vera, la stessa da cui prima volevamo allontanarci per godere della tanto agognata “libertà dello studente fuori sede”, e da cui una volta lontani non si vede l’ora di tornare.

 

Per non parlare degli alloggi… Una delle prime preoccupazioni dello studente fuori sede, infatti, è quella di trovarsi una casa, e anche qui solitamente non è produttivo avere obiettivi troppo alti, tipici di chi è stato abituato in famiglia a vivere nel massimo del comfort. Abitare vicino l’università e contemporaneamente a tutte le fermate delle principali linee di tram e metro, alloggiando in un appartamento grande e comodo ma comunque ad un costo conveniente, avendo dei proprietari cool e non troppo  esigenti, condividendo la casa con il coinquilino perfetto, ordinato e pulito ma non maniacale, che abbia orari e abitudini simili ai nostri e, cosa fondamentale, che sappia cucinare è pura utopia!!

 

E cucinare? E’ questa infatti una delle principali angosce dello studente fuori sede: abbandonare la cara e amata cucina della mamma o, ancora meglio, della nonna, e sostituire quei piatti abbondanti e saporiti con ricette rapide e veloci e, immancabili, taralli, tonno in scatola e gocciole!

 

Ma del triste ricettario dello studente fuori sede parleremo presto, così come di tanti altri argomenti che accomunano noi studenti. Per ora posso solo invitarvi a condividere le vostre esperienze qui sul nostro blog; sono convinta che non saranno poi così diverse le une dalle altre. In fondo è così che si diventa autonomi, imparando che le lenzuola non si cambiano da sole, che se la casa non viene lavata non sarà mai pulita, e che esistono sempre nuovi e creativi piatti da inventare, se pur con pentole sgangherate e ingredienti essenziali (io per esempio sono diventata una specialista nel preparare frittate, risotti in busta (serve solo l’acqua) e torta pan di stelle)!! Tanto, siamo sinceri, qualunque ricetta per cui siano necessarie più di una pentola per la preparazione, serve solo per far bella figura davanti agli amici!

 

Federica Manna

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