13 Novembre 2015 Cultura generale Donne Eventi Media Vita da studente
CondividiOggi si è tenuta presso l’aula magna del Grafton il settimo Conferenza Mondiale di Science for Peace, il progetto della Fondazione Veronesi che ogni anno suscita l’interesse del mondo della scienza intorno a tematiche di interesse umanitario. Argomento affrontato quest’anno è stato “Traffico di Esseri Umani e Schiavitù Moderna”. L’interesse sulla tematica – ci ricorda Paolo Veronesi, consigliere della Fondazione – è stato suscitato dal Papa stesso, per l’attualità che ancora si riscontra in materia: 21 milioni le vittime del traffico di esseri umani, 5 dei quali bambini, per un giro d’affari stimato intorno ai 150 mld di dollari.
Ospiti illustri della conferenza, oltre le figure istituzionali del Sindaco di Milano Pisapia e il Rettore Sironi, sono stati: Shirin Ebadi e Tawakkul Karman, premi Nobel per la Pace 2003 e 2011, l’Onorevole Emma Bonino e tanti altri. Ha moderato l’incontro Giulia Innocenzi, la conduttrice di La7.
La prima tra gli ospiti ad intervenire è stata Emma Bonino portando testimonianze del traffico di donne dal Madagascar, attratte dalla speranza di poter lavorare per connazionali in Europa, per poi scoprire di essere state de-umanizzate. Ritirati i documenti divenivano oggetti alla mercè di malgasci. Altre testimonianze di casi simili vengono da tutta l’Africa. Parla anche di “Woman not Bride”, la campagna contro i matrimoni di convenienza con bambine di giovane età (anche 8, 9 anni) di cui, dice l’onorevole, “devo ancora trovarne una che sia contenta del suo matrimonio”. Lascia il podio ricordando come l’argomento sia più vicino di quanto possiamo immaginare: in Italia le vittime di tratta arrivate via mare quest’anno, per quanto riguarda le donne, sono state 4371 nel 2015 e, per capire la progressione, poche centinaia nel 2013, poco più di mille nel 2014. La stragrande maggioranza delle quali finiscono nella prostituzione o nel narcotraffico.
Evidenzia poi il fenomeno dei minori non accompagnati. Diverse migliaia di giovani, dei quali per la maggior parte non fa domanda di asilo, ma di cui, dato preoccupante, più della metà sparisce nel nulla. È facile immaginare quindi come facilmente la malavita, ma punta il dito anche sui gruppi di addestramento all’estremismo islamico, riesca a proporre una vita più facile, per quanto più rischiosa, ai giovani immigrati portandoli lontano dalla strada della burocrazia e dell’ufficialità del loro status.
Il consiglio, infine, è di pensare, ma di far parlare anche un po’ il cuore. “se volete fare qualcosa non avete alibi”.
L’intervento successivo è quello di Shirin Ebadi. Il premio Nobel stimola la riflessione evidenziando le problematiche e le disparità nella vita tra Europa (e USA) e le altre zone del mondo che spingono i migranti a rimettersi al volere e alle condizioni di disumanità di coloro che controllano la tratta, pur di raggiungere i nostri confort e le nostre strutture, dalle università alle città. Trova la soluzione in una partecipazione attiva nel rendere la vita negli altri Paesi sempre più simile a quella che un migrante cerca in Europa. Se non ci attiviamo in tal senso tra vent’anni i nostri figli si ritroveranno a discutere delle stesse problematiche. Se i Paesi di Europa e America non cambiano metodo e non pensano alla vera globalizzazione l’immigrazione non verrà mai risolta. Uno dei motivi dell’emigrazione è l’ISIS, così come i Talebani. Bisogna cambiare le modalità di intervento: il bombardamento da parte dell’USA delle forze talebane non porta l’annientamento del gruppo. Ogni talebano ucciso porta 5 dei suoi familiari ad imbracciare le armi. Lo stesso ISIS ha le sue basi tra i talebani. L’America ha ucciso molti talebani ma il gruppo non è stato distrutto perché è un’ideologia e la morte delle persone la rafforza. L’ideologia errata va combattuta con un’ideologia giusta. Isis e talebani reclutano tra i giovani millantando la giusta via dell’islam, vendono donne al prezzo di un pacchetto di sigarette, danno le armi, l’illusione del potere, stipendi pagati con soldi provenienti dalla vendita del petrolio, dicendo loro che se muoiono vanno in paradiso. Bisogna far capire loro che ciò che fanno, l’interpretazione che danno all’Islam è sbagliata.
Se in nome delle 4mila persone morte nell’attentato dell’11 settembre, invece che uccidere milioni di talebani, avessero fatto 4mila scuole, i talebani non ci sarebbero più oggi, perché il bambino che studia nella scuola dedicata alla persona uccisa da suo padre anni prima gli fa ricordare cosa c’è di male. L’istruzione aiuta le persone a rimanere nei propri Paesi d’origine. Bisogna aiutare i Paesi poveri. Se li aiutiamo nei loro Paesi non vedremo questo flusso di persone che arriva in Europa. Noi per migliorare i nostri paesi dobbiamo prima di tutto aiutare gli altri Paesi. Purtroppo i nostri governi hanno sempre sostenuto i dittatori che hanno i loro soldi nelle banche europee ed americane. “Non bisogna accettare i soldi sporchi dei dittatori” raccomanda Ebadi
A chiudere il panel della mattina è il premio Nobel per la Pace (2011) Tawakkol Karman. “La scienza è la via della pace, e la pace è la via della creatività, della pace e della conoscenza”. La riflessione di Karman parte dalla primavera araba, la rivoluzione pacifica del febbraio 2011. Il despotismo dei governanti non va combattuto con le armi, ma con la conoscenza. La scelta non dev’essere tra despotismo e terrorismo. Sottolinea come una rivoluzione vada portata avanti con i libri non con i proiettili. Poi il discorso si sposta sulla tratta degli umani, dettata dagli interessi economici dei dittatori, che riconosce come nient’altro che l’altra faccia delle forze estremiste. Pone l’accento su i bambini arruolati per la guerra e per il lavoro sporco. “Dobbiamo alzare i nostri principi e lavori raggiunti come unità dopo lunghe lotte durate centinaia di anni”. Far valere i principi e i valori contro queste forme bieche di maltrattamenti del genere umano, questo quello che ci viene richiesto. “Ogni persona che non si oppone a tali dispotismi, a tali sfruttamenti, è una persona sottoposta a una qualche forma di schiavitù. Molti popoli che un giorno hanno alzato lo slogan “libertà contro schiavitù” lo hanno fatto perché sanno che dopo quel giorno non saranno più schiavi nessuno. Aspirano alla libertà, alla democrazia, vogliono buon governo, uguaglianza, giustizia, tutti valori contrari al sistema dispotico sviluppato dai dittatori. La giustizia umana ci impone a porre fine a tutto questo”.
L’evento è stato seguito anche da Bocconi TV per la puntata di “Fatti e Sarfatti” di lunedì 16 novembre. Lo trovate sulla fanpage Facebook di BocconiTV.