29 Novembre 2015 Vita da studente

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Siamo abituati a guardarci dall’interno: io mi sono sempre sentito un bocconiano e come tale ho sempre pensato degli altri bocconiani cose che solo un bocconiano può pensare.

Ho sempre pensato che la nostra Università in un qualche modo ci rendesse un poco speciali, non tanto per il nome che porta, piuttosto per il modo che ha di estraniarci da tutto il resto che ci circonda. Ho finito per vivere in Università e anche quando vado a ballare incontro le stesse persone che l’indomani ritroverò in bunker con le occhiaie come le mie. Mi sono convinto che malgrado il trasferimento a Milano, io mi sia ritrovato in un piccolo paese di provincia, di quelli dove tutti conoscono tutti e i segreti di tutti. Così finisce che quello, anche se non lo saluto perché non ci ho mai parlato nella mia vita, so perfettamente chi sia e so che in biblioteca è sempre tra i primi ad arrivare, lascia borsa e cappotto sulla sedia possibilmente vicino la finestra in aula 026 e va a prendersi il caffè in mensa. Conosco, anche se non so il nome, tutti quelli che lavorano dietro i banchi della mensa, il signor “PREGOO”, la ragazza nevrotica, quella che fa le porzioni più tirate e la signora che invece mi sorride quando mi vede. Riconosco addirittura gli addetti alle pulizie e persino Gazza, che non ho ancora capito cosa faccia oltre a mandare avanti tutta la baracca. Un paesino di neanche 13mila persone. In questo paesino vivi la tua vita distante dalla città, dai problemi degli altri e davanti a te hai la tua strada, diversa eppure uguale a quella di tutti gli altri nel paesino. Ci sentiamo un po’ speciali. Sarà perché quando torniamo a casa, tra gli amici del liceo ci sentiamo come un pesce fuor d’acqua, non si parla di futuro ma di calcio, non si parla della gaussiana ma, al limite, di un esame che accomuna tutti gli altri ma non te, ‘chè tu fai la Bocconi, il tuo esame è diverso, credo ci sia scritto da qualche parte anche sull’honor code, che poi chi l’hai mai letto st’honor code. Ma il punto è che finisci col capire che la tua università, già in pochi mesi ti ha cambiato e col tempo ti accorgi che continuerà a farlo. Un po’ ne godi.

Ma la Bocconi non è un paese in cui si può vivere per sempre. Sì, qualche nostalgico ci prova e pur di restare rinuncia a dare gli esami. Ma alla fine tutti ne usciamo e quando sei fuori ti accorgi che quel muro che separava il campus dal resto del mondo era solo nella tua testa.

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